martedì 9 novembre 2010

Lo strappo di Fini non basta


E' tempo di opposizione sociale

pubblicata da INFORMARE CONTROINFORMANDO
mercoledì 10 novembre 2010
“Fini ha tradito, si dimetta...”, sono parole di Daniele Capezzone che, con involontaria autoironia, ha mostrato scandalo per le parole pronunciate da Fini a Bastia Umbra.
“Siamo alla nuova marcia su Roma...”, piagnucolava al microfono amico del Tg1 il fido Quagliarello, che facciamo fatica a vedere nei panni del fratelli Rosselli o di un redivivo Sandro Pertini.

In realtà non di tradimento si tratta, ma della conclusione, di una lunga stagione fondata sulla prevalenza dell’interesse privato su quello generale, sulla trasformazione dello stato e della cosa pubblica in una parte del patrimonio privato del presidente padrone.
Berlusconi voleva e vuole ricondurre la politica e le istituzioni alla logica di un consiglio di amministrazione, fondata sulla proprietà, sulla fedeltà assoluta all’amministratore delegato, nella cui figura, pubblica e privata, debbono ritrovarsi tutti i soci, costi quel che costi.
Fini, dall’interno di quella maggioranza, ha posto fine al sogno che stava diventando un incubo. Lo ha fatto prima puntandogli il famoso dito sotto il naso e consumando il rito della dissacrazione in pubblico, davanti ai soci e ai dipendenti.

Poi l’ha rifatto, sfidando Berlusconi sul terreno da lui più odiato: quello della politica, del confronto tra progetti, della ricerca di una sintesi non autoritaria, frutto della mediazione politica e sociale e indisponibile a piegare il capo di fronte ai pestaggi mediatici o ai dossier raccolti nella spazzatura.
Poteva farlo prima?


Sì, il presidente Fini poteva e doveva farlo prima, molto prima, il Berlusconi di oggi è sicuramente fuori controllo e potenzialmente devastante per sé e per le istituzioni, ma non è molto diverso da quello di 10, 5, 2, anni fa. La sua natura, il suo disprezzo per le istituzioni e per la Costituzione, erano gli stessi di oggi, ma questo non può e non deve portarci a disprezzare quello che sta accadendo. Lo strappo di Fini è reale, profondo, investe il futuro, comunque vada ha rimesso tutto in movimento.
Restiamo, dunque, in attesa delle prossime mosse di Fini? Per nulla, esattamente il contrario. La rottura provocata da Fini deve suscitare un movimento e un sommovimento nelle fila dell’opposizione politica, sindacale, sociale.
Ha ragione Paolo Flores D’Arcais gli accadimenti di queste ore richiedono un nuovo protagonismo delle associazioni, dei movimenti, della società civile, della politica, di chiunque abbia a cuore la Costituzione. Altro che aspettare le prossime mosse di Fini, di Bossi o di Berlusconi!
Per queste ragioni la necessaria azione parlamentare deve essere supportata da una miriade di inziative locali e nazionali, tutte legate dal comune obiettivo di accompagnare il governo alla porta, di staccare la spina, di avviare, qui e ora, la costruzione di una reale alternativa politica, sociale e culturale al berlusconismo che è cosa ben diversa dal cambio di un presidente del Consiglio.



La giornata di lotta e di mobilitazione nazionale indetta dalla Cgil per il prossimo 27 novembre deve segnare una svolta anche sul piano sociale, deve riportare al centro dell’attenzione collettiva la questione sociale, indissolubilmente legata alla tutela dei diritti e della Carta costituzionale, esattamente come è accaduto lo scorso 15 ottobre in occasione dell’iniziativa promossa dalla Fiom.
L’impegno per la libertà, la battaglia contro ogni forma di censura e di illegalità, deve essere sempre e comunque anche una battaglia contro le povertà, contro le vite precarie, contro l’esclusione sociale, contro la xenofobia dilagante, come ci hanno dimostrato anche gli ultimi orribili episodi di Brescia e dintorni.

La giornata del 27 novembre può e deve diventare una altra occasione per mettere insieme quanti non vogliono limitarsi a svolgere il ruolo passivo di spettatori tifosi ai quali spetterebbe il solo compito di sostenere una delle squadre in campo o meglio in tv.

Giuseppe Giulietti-art 21
(9 novembre 2010)
http://temi.repubblica.it/micromega-online/lo-strappo-di-fini-non-basta-e-tempo-di-opposizione-sociale/Condividi

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